mercoledì 8 marzo 2023

Tetraktys. Parte terza: ‘La Flagellazione che non c’è’ di Luigi Pentasuglia

 


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Tra i dipinti più enigmatici del Rinascimento rientra la Flagellazione di Piero della Francesca. L’opera si articola in due distinti settori: a destra, in primo piano, tre uomini paiono intenti a dialogare come incuranti di quanto di tragico sta accadendo a sinistra nell'atrio del palazzo del prefetto della Giudea. In breve l’uomo a destra in abiti orientali è unanimemente identificato con Bessarione; il giovane al centro in tunica rossa sarebbe invece, a parer nostro, il signore di Cesena Novello Malatesta fratello di Sigismondo; quanto all’uomo a destra vestito di prezioso broccato, lo storico Carlo Ginzuburg lo assimila a Giovanni Bacci, il committente degli affreschi pierfrancescani di San Francesco di Arezzo e forse, aggiungiamo noi, anche della Flagellazione che sarebbe stata da lui donata a Novello Malatesta in segno di gratitudine per averlo nominato podestà di Cesena nel 1461.




Il mistero della Flagellazione di Piero della Francesca si svela a partire dagli sviluppi tridimensionale e planimetrico del portico del pretorio di Giudea. La visione prospettica (figura B) chiarisce quella planimetrica (figura C) che mostra le 4 sezioni delle colonne laterali del portico. L’allusione è ai 4 punti laterali della Tetraktys, sicché le due sezioni centrali a 2/3 dalla più lontana evocano il codice ‘VV’ e il principio di ‘coincidenza degli opposti’ a esso associato. Il centro catalizzatore è dunque Cristo, ciò che giustifica il sovrastante cassettone del soffitto inondato di luce solare. 




Qual’è dunque la relazione dei tre personaggi in primo piano con il Cristo flagellato? Un indizio è la scritta Convenerunt in unum che, nel 1839, il pittore tedesco Johan David Passavant dichiarò di aver visto forse sulla cornice della tavola andata persa. Si tratta di una citazione dal Salmo 2 o dagli Atti degli Apostoli riferito a Erode e Pilato ‘convenuti’ contro Cristo. In verità, nel contesto pittorico l’espressione Convenerunt in unum assume tutt’altro significato, segnalando semmai la convergenza dei tre personaggi con il principio cristico incarnato dal codice ‘VV’, avulso perciò da ogni riferimento storico-evangelico.





La chiave di volta è la posa dei tre personaggi, prima fra tutte quella assunta dal giovane al centro sovrapponibile alla postura di Cristo. 




La controfigura dell’uomo occidentale a destra è Ponzio Pilato: entrambi hanno infatti le braccia a riposo distese lungo i fianchi. 





Infine l’alter ego del bizantino Bessarione è l’uomo orientale col turbante: entrambi condividono il gesto della mano sinistra sollevata.




Novello Malatesta - il giovane al centro in tunica rossa ‘alter ego’ di Cristo - tiene le 5 dita del piede destro puntati difronte i piedi di Bessarione. Dunque, la prima 'V' del Codice s’incentra sulla locuzione aggettivale ‘difronte’. Infatti Bessarione ha lo sguardo volto difronte a sé e mostra le 5 dita della mano destra ben distese. Gli fa eco l’uomo col turbante che ha Gesù difronte; chiude infine il cerchio il flagellatore a destra che sta difronte a Gesù e che, di fatto, stabilisce con questi il contatto diretto. 



Nel secondo caso, Novello/Cristo ha le 5 dita del piede sinistro puntate lateralmente i piedi di Bacci. Dunque, la seconda 'V' del Codice s’incentra sulla locuzione aggettivale ‘di lato’. Infatti la controfigura di Bacci, Ponzio Pilato, ha Gesù di lato. La seconda ‘V’ del codice è criptata sia dai 5 supporti di metallo del portastentardo dell'edificio di lato a Bacci, sia dalle 5 pedate e montanti della gradinata di lato a Pilato. Anche in questo caso chiude il cerchio il flagellatore di lato a Gesù.




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