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Tra i dipinti più
enigmatici del Rinascimento rientra la Flagellazione di Piero della
Francesca. L’opera si articola in due distinti settori: a destra, in primo
piano, tre uomini paiono intenti a dialogare come incuranti di quanto di
tragico sta accadendo a sinistra nell'atrio del palazzo del prefetto della Giudea.
In breve l’uomo a destra in abiti orientali è unanimemente identificato con
Bessarione; il giovane al centro in tunica rossa sarebbe invece, a parer
nostro, il signore di Cesena Novello Malatesta fratello di Sigismondo; quanto
all’uomo a destra vestito di prezioso broccato, lo storico Carlo Ginzuburg lo
assimila a Giovanni Bacci, il committente degli affreschi pierfrancescani di
San Francesco di Arezzo e forse, aggiungiamo noi, anche della Flagellazione
che sarebbe stata da lui donata a Novello Malatesta in segno di gratitudine per
averlo nominato podestà di Cesena nel 1461.

Il mistero della Flagellazione
di Piero della Francesca si svela a partire dagli sviluppi tridimensionale e
planimetrico del portico del pretorio di Giudea. La visione prospettica (figura
B) chiarisce quella planimetrica (figura C) che mostra le 4 sezioni
delle colonne laterali del portico. L’allusione è ai 4 punti laterali della
Tetraktys, sicché le due sezioni centrali a 2/3 dalla più lontana
evocano il codice ‘VV’ e il principio di ‘coincidenza degli opposti’ a esso
associato. Il centro catalizzatore è dunque Cristo, ciò che giustifica il
sovrastante cassettone del soffitto inondato di luce solare.

Qual’è
dunque la relazione dei tre personaggi in primo piano con il Cristo flagellato?
Un indizio è la scritta Convenerunt in unum che, nel 1839, il pittore
tedesco Johan David Passavant dichiarò di aver visto forse sulla cornice della
tavola andata persa. Si tratta di una citazione dal Salmo 2 o dagli Atti degli
Apostoli riferito a Erode e Pilato ‘convenuti’ contro Cristo. In verità, nel
contesto pittorico l’espressione Convenerunt in unum assume tutt’altro
significato, segnalando semmai la convergenza dei tre personaggi con il
principio cristico incarnato dal codice ‘VV’, avulso perciò da ogni riferimento
storico-evangelico.
La chiave di
volta è la posa dei tre personaggi, prima fra tutte quella assunta dal giovane
al centro sovrapponibile alla postura di Cristo.
La controfigura
dell’uomo occidentale a destra è Ponzio Pilato: entrambi hanno infatti le
braccia a riposo distese lungo i fianchi.
Infine l’alter
ego del bizantino Bessarione è l’uomo orientale col turbante: entrambi
condividono il gesto della mano sinistra sollevata.
Novello Malatesta
- il giovane al centro in tunica rossa ‘alter ego’ di Cristo - tiene le 5 dita
del piede destro puntati difronte i piedi di Bessarione. Dunque, la prima
'V' del Codice s’incentra sulla locuzione aggettivale ‘difronte’. Infatti
Bessarione ha lo sguardo volto difronte a sé e mostra le 5 dita della
mano destra ben distese. Gli fa eco l’uomo col turbante che ha Gesù difronte;
chiude infine il cerchio il flagellatore a destra che sta difronte a Gesù e
che, di fatto, stabilisce con questi il contatto diretto.

Nel secondo caso,
Novello/Cristo ha le 5 dita del piede sinistro puntate lateralmente i
piedi di Bacci. Dunque, la seconda 'V' del Codice s’incentra sulla
locuzione aggettivale ‘di lato’. Infatti la controfigura di Bacci, Ponzio
Pilato, ha Gesù di lato. La seconda ‘V’ del codice è criptata sia dai 5 supporti
di metallo del portastentardo dell'edificio di lato a Bacci, sia dalle 5 pedate
e montanti della gradinata di lato a Pilato. Anche in questo caso chiude il
cerchio il flagellatore di lato a Gesù.
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