mercoledì 8 marzo 2023

Tetraktys. Appendice 1. Parte Settima. Brunelleschi: il mistero della cupola.

 

Tetraktys. Appendice 1. Parte Settima.

 ‘Brunelleschi: il mistero della cupola


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Il legame dei Malatesta con i regnati di Costantinopoli sancito il 1421 con il matrimonio di Cleopa Malatesta e l’aspirante al trono di Bisanzio Teodoro II Paleologo, fu quasi certamente d’innesco al clima politico-culturale filobizantino che, dopo il concilio di Firenze, contagerà città e corti italiane galvanizzate dalla statura intellettuale del cardinale Bessarione. Ne fa fede il mottetto Vasilissa ergo gaude composto in occasione del summenzionato matrimonio dal fiammingo Guillaume Dufay che, quindici anni dopo, comporrà il più celebre mottetto Nuper rosarum flores / Terribilis est locus iste per la consacrazione di Santa Maria del Fiore di Firenze nel 1436.



Sul mottetto di Dufay si confrontano da tempo le tesi complementari di due musicologi statunitensi: se da un lato Charles Warren sostiene che sia stato concepito a partire dalle proporzioni del duomo fiorentino, dall’altro Craig Wright obietta che le proporzioni trasdotte musicalmente da Dufay in metri di battuta, ricalcano piuttosto le misure del Tempio di Salomone.


Lo schema grafico del mottetto di Dufay evidenzia l’ordito polifonico a 4 voci: mentre le parti superiori del Triplum e del Motetus intonano senza soluzione di continuità la lirica Nuper rosarum flores (forse dello stesso Dufay), le voci inferiori del Tenor I e II replicano a canone la stessa melodia liturgica strumentale Terribilis est locus iste, ovvero echeggiandosi l’un l’altra come accade nel caso del celebre motivo popolare Fra Martino campanaro.


L’intero brano, diviso in 4 sezioni di 28 battute, ha suggerito a Warren l’esistenza di un modulo architettonico quadrato di 28 braccia fiorentine pari a circa 16 m di lato. Semplificando al massimo la sua tesi diremo che il numero di moduli inscrivibili nei 4 elementi architettonici principali del duomo (navata, transetti, abside e cupola) sono stati da Dufay criptati nei numeratori dei metri di battuta delle 4 sezioni del mottetto, ossia:

Navata    6 moduli
Transetti  4 moduli
Abside    2 moduli
Cupola    3 moduli.






     L’obiezione mossa da Wright a Warren inerisce i metri di battuta del mottetto che, a suo dire, riflettono come dicevamo le misure del Tempio di Salomone riportate nella Bibbia, ossia le stesse di Santa Maria del Fiore rilevate da Warren:

       il tempo 6/2 della I sezione allude ai 60 cubiti dell’intera lunghezza del Tempio;

       il tempo 4/2  della II sezione allude ai 40 cubiti di lunghezza della navata;

       il tempo 2/2  della III sezione allude ai 20 cubiti di larghezza del Tempio;

       il tempo 3/2  della IV sezione allude ai 30 cubiti di altezza del Tempio.




 

Circa la natura simbolica delle proporzioni del duomo fiorentino riflesse nelle metriche del mottetto di Dufay, proponiamo la seguente chiave di lettura. La somma gematrica di 28 (ossia 2 + 8) - 28 sono le battute di ciascuna sezione -  rinvia al numero 10 della Tetraktys, così come il al suo lato. Quanto alla doppia somma gematrica di 14 (ossia 1 + 4) – 14 sono le battute eseguite di volta in volta dai due Tenores e altrettante quelle che le precedono intonate dal Triplum e dal Motetus, il rinvio è a un doppio 5, nella fattispecie allusivo al codice ‘VV’ associato alle colonne salomoniche. 



 

La valenza simbolica del 14 è inoltre avallata dal numero di note componenti la melodia Terribilis est locus iste eseguita dai Tenores: una scelta affatto calcolata visto che la versione originale della melodia è stata scientemente ‘alleggerita’ delle quattro note evidenziate in grigio in figura ‘A’. Tra l’altro, insiste Warren, rompendo con la tradizione Dufay dispone i due Tenores a distanza reciproca di un intervallo di quinta sì da stabilire un’analogia con le due conchiglie della cupola: quella interna più spessa con funzione di sostegno (evidenziata in giallo), l’altra esterna molto più snella con funzione estetica (evidenziata in rosso).




Un’analogia, questa, che per Warren trova riscontro nel rapporto geometrico 2/3 dell’intervallo di quinta che nelle intenzioni progettuali di Brunelleschi doveva definire gli spessori estremi delle due conchiglie della cupola, vale a dire che le due estremità alte alla lanterna avrebbero dovuto essere i 2/3 delle due estremità basse al tamburo. Per parte nostra aggiungiamo che la frazione 2/3 connota altresì la distanza delle due colonne salomoniche dall’estremità opposta del Tempio-Tetraktys, avallando così il rinvio, sia dei Tenores che delle conchiglie della cupola, alle colonne Jachin e Boaz.









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