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Nel
saggio L’enigma di Piero, la storica di Bisanzio Silvia Ronchey menziona
Jean-Marie Ragon, esponente di punta della massoneria francese, secondo cui le
scaturigini della moderna massoneria risalirebbero ai circoli filo-bizantini
bessarionei. Un’ipotesi tutt’altro che peregrina considerando che alcuni degli
affiliati intrattenevano rischiosi rapporti con l’accademia romana d’impronta
pagana dell'umanista Giulio Pomponio Leto. È il caso del letterato Bartolomeo
Sacchi detto il Platina che, nel 1468, fu fatto arrestare da papa Paolo II con
l’accusa di tramare, d’intesa con il signore di Rimini Sigismondo Pandolfo
Malatesta, per rovesciare il potere pontificio e instaurare in sua vece un
governo repubblicano sull'esempio del tribuno romano Cola di Rienzo
(1313-1354). Alla scarcerazione del Platina si prodigò in prima persona proprio
Basilio Bessarione.
Alla morte di
Bessarione, perseguitati dalla Chiesa, gli affiliati trovarono riparo in
Inghilterra gettando qui le basi della massoneria ufficializzata il 24 giugno
1717 con l’inaugurazione della ‘Grand Lodge of London’.
A imprimere una
svolta illuminista alla muratoria fu il giurista bavarese Adam Weishaupt* che
il 1° maggio 1776 dà vita alla setta degli Illuminati di Baviera che
sarà ben presto accusata di connivenza nei fatti che portarono sia alla guerra
d’indipendentista americana che alla Rivoluzione francese. Sospette appaiono
infatti due date impresse sulla banconota da un dollaro americana: il 1776,
incisa sul primo gradino della piramide, è quella sia di indipendenza del Stati
Uniti d’America che di fondazione degli Illuminati di Baviera; il 1789
in calce al sigillo del Dipartimento del Tesoro rievoca invece la presa della
Bastiglia che inaugura la Rivoluzione francese.
Al
corredo rituale degli Illuminati di Baviera appartengono, tra l’altro, alcuni
simboli presenti sempre sulla banconota da un dollaro americana: sul recto la
Civetta di Minerva che fa capolino in alto a destra; sul verso la piramide e
l’Occhio della Provvidenza, quest’ultima associata al culto illuminista della
‘Dea Ragione’.
Ed è proprio la
Dea Ragione che affiora bipartita filigranata sui margini destro e sinistro del
verso della banconota, precisamente sotto le mentite spoglie di una farfalla
(la greca psychè). Associata dai rivoluzionari francesi agli ideali di
libertà d'espressione, di pensiero e di uguaglianza, il culto della Dea Ragione
contraddice, di fatto, lo spirito puritano dei calvinisti, i Pilgrim Fathers
sbarcati sul suolo americano nel 1620. Al pari degli Ebrei essi si ergevano a
‘eletti da Dio’ per fondare la loro ‘nuova Gerusalemme’.
Un’incongruenza,
questa, che si palesa nel sigillo statunitense che riproduce, a sinistra la
piramide, a destra l’aquila. A
contraddire la laicità del sigillo tre motti: ‘ANNUIT COEPTIS’ (ha
approvato la nostra impresa); ‘NOVO ORDO SECLORUM’ (diamo inizio a un nuovo
corso del tempo)*; ‘IN GOD WE TRUST’ (In Dio noi confidiamo).
La chiave
di volta del simbolismo della banconota da un dollaro americana è riposta
figurativamente in un dettaglio del sigillo del Dipartimento del Tesoro. È la
Tetraktys che compare mimetizzata tra la chiave e la squadra che funge
da volta. Quanto ai 13 pentacoli che interpuntano
la squadra, l’allusione è agli altrettanti pentacoli formanti la Stella di
Davide sopra l’aquila, non a caso formata da due Tetraktys orientate in senso
opposto.
Il ’13’
riveste senza dubbio un ruolo strategico nell’economia simbolica della
banconota da un dollaro americana. Ne cogliamo il senso a partire dalla frase –
guarda caso di 13 lettere! - ‘e pluribus unum’ (‘da molti uno’) scritto
sul cartiglio trattenuto nel becco dall’aquila. Dunque, un invito all’uso della
gematria: sommando infatti 1 + 3, il risultato 4 richiama il lato della
Tetraktys. Bisogna a questo punto considerare lo scudo davanti all’aquila,
scudo solcato da 12 rette orizzontali su 18 rette
verticali: dunque un rinvio è alla frazione 12/18, multiplo di 2/3 che è il
rapporto geometrico dell’intervallo di quinta. Tuttavia la distribuzione
delle18 rette verticali in 6 ordini di 3 suggerisce la semplificazione 6/9.
Sicché, come un gioco di scatole cinesi, si passa dalla valenza aritmetica del
‘13’ a quella geometrica del ‘6’.
I 13
livelli di mattoni che scandiscono i due lati visibili della piramide - uno in
ombra e l’altro in luce – sono dunque da interpretarsi come un doppio ‘6’
la cui somma 12 riveste un valore sacrosanto nell’Apocalisse:
- 12
le stelle in capo alla donna incinta vestita di sole;
- 12
i basamenti delle mura della Nuova Gerusalemme;
- 12
i nomi degli apostoli riportati sulle mura;
- 12
mila stadi misura la lunghezza e la larghezza delle mura.
Dato che i due 6
sono numeratori della frazione 6/9 indicativi dell’intervallo di quinta,
essi alludono al codice ‘VV’ come suggerito dalle svolazzanti appendici del
carteggio con scritto novo ordo seclorum. Ma c’è dell’altro!
Il computo antiorario
– o piuttosto sarebbe meglio dire ‘sinistro’ – delle lettere componenti le
espressioni ‘novus ordo seclorum’ / ‘Cœptis’ / ‘Annuit’ - rispettivamente 17, 7 e 6
lettere – formano la data 1776 incisa con caratteri cubitali romani sul
primo gradino della piramide. È risaputo che tale data contiene il fatidico
numero 666 della Bestia apocalittica. Lo stesso dicasi per l’altra
faccia del sigillo: al doppio ‘6’ implicito nelle 13 foglie e 13
olive sul ramoscello d’ulivo tra gli artigli della zampa sinistra dell’aquila,
si aggiunge il terzo ‘6’ implicito nelle 13 frecce strette
nell’altra zampa. In ultima analisi, la fonte ispiratrice dell’imperialismo
monetario americano è l’Apocalisse. Non sta forse scritto che nessuno potrà comprare
o vendere senza avere tale marchio, cioè il nome della Bestia o il numero del
suo nome ?
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