mercoledì 8 marzo 2023

Tetraktys. Appendice 2. Parte Ottava. «Il modulo ‘esoterico’ di Leon Battista Alberti».

 

Tetraktys. Appendice 2. Parte Ottava. «Il modulo ‘esoterico’ di Leon Battista Alberti»

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Subito dopo il concilio di Firenze, nelle città di Rimini, Firenze, Urbino, Napoli, Roma, Vicenza e Venezia, sorsero accademie platoniche ispirate agli insegnamenti del cardinale Bessarione. Ne furono partecipi anche artisti e teorici del calibro del compositore fiammingo Guillaume Dufay, Piero della Francesca e Leon Battista Alberti. Se come sostiene la storica di Bisanzio Silvia Ronchey di Piero della Francesca e dell’Alberti «l'affiliazione platonica si conosce con certezza» è altrettanto certo che tutti e tre operarono per conto dei Malatesta.

 



Dopo Dufay e Piero della Francesca ci occuperemo di colui che Filippo Brunelleschi definì il ‘fondatore dell'architettura moderna’; Leon Battista Alberti autore di tre trattati fondamentali sulle principali discipline artistiche: il De statua dedicato alle proporzioni del corpo umano; il De pictura che offre la prima definizione scientifica di prospettiva; il De re aedificatoria che affronta il tema dell'architettura in relazione alla destinazione degli edifici. 




L’Alberti visse quasi sempre a Roma sotto l'ala protettiva sia del cardinale umanista Prospero Colonna che del cardinale Bessarione promotore del nuovo clima polito-culturale in chiave filobizantino. Dell’ammirazione del cardinale Prospero Colonna per il signore di Rimini Sigismondo Pandolfo Malatesta testimonia l’allestimento in suo onore di una sontuosa festa nei giardini del Quirinale: un’occasione propizia d’approccio per l’Alberti all’illustre ospite. 



Infatti, intorno al 1450 Leon Battista Alberti riceve da Sigismondo Malatesta l’incarico di risistemazione esterna della chiesa gotica di San Francesco in prospettiva della sua riconversione in tempio dinastico. Tuttavia, del suo contributo non rimane che l’ammonimento da lui rivolto al sovrintendente ai lavori Matteo de' Pasti: «Quel che muti discorda tutta quella musica». Un ammonimento che rafforza la tesi di una modulistica architettonica albertiana fondata sui rapporti musicali. 




In verità, dell’Alberti non ci sono pervenuti né disegni né progetti autografi, tanto che di lui lo storico dell'arte austriaco Julius von Schlosser parla di un «architetto da tavolino». Fa eccezione il disegno della chiesa di San Sebastiano a Mantova redatto da Antonio Labacco che riporta la dicitura «di mano di mesere Baptista Alberti». Da esso il sovrintendente della chiesa mantovana, l’ingegner Volpi Ghirardini, ha ricavato lo schema aggiornato della pianta della chiesa corredandola dei rapporti intercorrenti tra il quadrato centrale, i bracci della croce e il portico.




In estrema sintesi, il suo è approccio esegetico-matematico che limita i rapporti delle aree albertiane tra 1 : 1 e 1 : 4, per giunta rimanendo nell’ambito dei numeri 1, 2, 3, 4 inerenti la Tetraktys pitagorica. Dunque, una rigorosa interpretazione matematica che induce Ghirardini a rigettare la tanto dibattuta definizione in chiave musicale delle aree albertiane. 



Eppure, l’aver egli chiamato in causa la Tetraktys solleva qualche perplessità circa la sua interpretazione. Le frazioni complementari 2/3 e 1/3 che contraddistinguono sia i lati della Tetraktys che l’intervallo di quinta, dimostrano l’intrinseca natura ‘geometrico-musicale’ della Tetraktys, tanto più che, nella fattispecie, assurge a modulo architettonico della chiesa mantovana. Omologando infatti i quattro lati della pianta, i punti perimetrali sono tutti desumibili sovrapponendo ortogonalmente due Stelle di Davide ognuna delle quali sappiamo formata da due Tetraktys orientate in senso opposto.
 




Riguardo all’albertiana Santa Maria Novella di Firenze, di tutt’altro parere è lo storico dell'architettura Rudolf Wittkower che rileva come «L'intera facciata della chiesa fiorentina s'inscrive esattamente in un quadrato, mentre un quadrato minore, il cui lato è la metà di quello maggiore, definisce il rapporto fra i due piani. L'ordine inferiore può essere suddiviso in due di tali quadrati, mentre uno, identico, circoscrive il piano superiore. In altre parole, l'intero edificio sta rispetto alle sue parti principali nel rapporto di uno a due, vale a dire nella relazione musicale dell'ottava, e questa proporzione si ripete nel rapporto tra la larghezza del piano superiore e quella dell'inferiore».



A un’attenta osservazione rileviamo che lo schema di Wittkower [fig. A] ricalca alla lettera la sezione della cella cubica del Sancta Sanctorum del Tempio di Salomone di cui ci siamo occupati nella prima parte [fig. B]. La metà inferiore della sezione del Sancta Sanctorum è infatti divisibile in due quadrati delimitati dall'altezza e dall'apertura alare dei cherubini, quadrati il cui lato è la metà di quello maggiore. Prolungando quindi le linee mediane dei cherubini sui lati verticali del quadrato superiore, ricaviamo le colonne Boaz e Jachim che, a loro volta, consentono di ricostruire lo schema del Tempio-Tetraktys [fig. C].




Nel saggio di riferimento di questa rassegna, Gli artisti del Tempio: dal codice di Piero alla squadra e compasso, evidenzio l’influenza esercitata dall’Alberti sugli artisti dell’epoca. Due casi si ascrivono a Piero della Francesca. Se nell’affresco aretino il Riconoscimento della Croce la Tetraktys sottende la facciata del tempio albertiano che fa da sfondo alla scena, nella Madonna del parto di Monterchi lo schema geometrico dell’opera è la Stella di Davide formata da due Tetraktys contrapposte.



Degno di nota è inoltre la celebre Città ideale, attribuita ora a Piero della Francesca ora Luciano Laurano, ovvero anche a Francesco di Giorgio Martini se non proprio all’Alberti in virtù della decorazione reticolare sulla fascia bassa del tempio centrale, la stessa che compare nell’albertiano Palazzo Rucellai di Firenze. Quanto al modulo della Tetraktys lo rintracciamo nelle proporzioni della chiesa classicheggiante in fondo a destra che funge da sottomultiplo geometrico del grande tempio centrale. Con effetto trompe l'oeil  risaliamo poi a una terza Tetraktys virtualmente adombrata nel tracciato geometrico interno al rettangolo grigio che intarsia il pavimento antistante il grande tempio al centro.








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